Il tuo carrello è attualmente vuoto!
Published by
on
Sentiamo molto spesso parlare di “eticità” e “sostenibilità” nella moda. O forse no, e questa è la prima volta che incontri questi termini in questo contesto, ma in ogni caso il loro significato rischia di rimanere confuso. In un mondo in cui consumismo e tendenze rapidamente obsolete dominano all’interno del panorama del fashion, diventa cruciale per ciascuno di noi approfondire la comprensione di concetti sempre più emergenti come pilastri portanti di un sempre più prossimo futuro (per noi, ma non per tutti, già presente) all’insegna della responsabilità sociale e ambientale. Quindi, cerchiamo di fare un pochino di chiarezza sul significato di questi due termini, prima di continuare ad analizzare esempi concreti e ad avanzare proposte utili, come abbiamo già fatto e come continueremo a fare.
MODA ETICA
L’aggettivo “etica”, in ambito moda e in generale del settore secondario, qui in ambito tessile, si riferisce all’aderenza a principi morali e valori che rispettano i
diritti umani, passando per giustizia sociale e garanzia di condizioni di lavoro dignitose.
Nello specifico, quindi, i capi devono essere prodotti senza sfruttare la manodopera, rispettando quei principi spesso trascurati a favore del dio denaro.
MODA SOSTENIBILE
Forse più direttamente comprensibile, la parte sostenibile della moda riguarda l’utilizzo di pratiche con minimo impatto ambientale, dalla produzione al
consumo, con l’idea di evitare di compromettere la possibilità delle generazioni nostre e future di soddisfare i propri bisogni.
Alcuni esempi riguardano le scelte responsabili riguardanti l’utilizzo dell’acqua durante la coltivazione per la produzione dei tessuti, la selezione dei materiali per la catena di approvvigionamento, con l’obiettivo di creare capi destinati a durare nel tempo.
MODA ETICA & SOSTENIBILE
L’eticità e la sostenibilità nella moda, sebbene vengano spesso trattati come concetti separati, sono interconnesse e rappresentano due facce della stessa medaglia. Una moda etica non può ignorare la sostenibilità, e viceversa, e spesso accade che pratiche attente verso una delle due portino inevitabilmente a un’attenzione maggiore anche all’altra.
Facciamo un esempio virtuoso: PRISM S.r.l. Società Benefit, una società di Milano che si dedica alla creazione di abbigliamento caratterizzato da un design ispirato al made in Italy. La catena produttiva dell’azienda si basa su una rete di sartorie sociali, che forniscono opportunità di formazione professionale e inserimento lavorativo a diverse categorie di persone, tra cui donne straniere in situazioni di fragilità, migranti, individui con disabilità mentali o fisiche e detenuti.
Di conseguenza, proprio per la sua missione sociale, PRISM prova a contrastare quel paradigma sempre più diffuso nella produzione di fast fashion di sfruttamento di lavoratori, poco retribuiti per le troppe ore di lavoro in condizioni precarie, spesso in luoghi con misure di sicurezza inadeguate, causando incidenti (come incendi), infortuni e, purtroppo, anche morti.
Con materiali di basso costo, una catena produttiva il più rapida possibile a discapito della qualità dei prodotti e con le bassissime retribuzioni dei lavoratori, le
aziende di fast fashion alimentano un’industria sempre più veloce, con nuove collezioni lanciate con cadenza quasi settimanale. I capi di bassa qualità e acquistati spesso impulsivamente a basso costo in brevissimo tempo ne durano ancora meno, ma tanto sono pronti per essere rimpiazzati dalla collezione successiva, esclusiva (fino alla settimana successiva). Il risultato è quello di aumentare enormemente la quantità di rifiuti tessili, poi smaltiti per la maggior parte. Sovrapproduzione eccessiva, sfruttamento dei lavoratori, utilizzo di materiali primi di bassissima qualità (e quindi economici) da una parte, e frenesia nell’acquisto, noia dei capi acquistati la settimana prima, volontà di cambiamento a basso costo del proprio armadio sono solo alcuni degli aspetti negativi del settore della moda ancora presenti, purtroppo per tutti noi.
Importantissimi risultano, quindi, il riciclo dei materiali e tutti i processi di upcycling, che abbiamo descritto qui. Grazie a questi, PRISM è in grado di minimizzare la produzione di rifiuti, con un effetto positivo sull’ambiente nella direzione dell’economia circolare. Un altro aspetto importante, condiviso per esempio con Rifò, è la collaborazione con realtà territoriali da anni impegnate nel settore del riciclo.
Abbiamo visto che esistono esempi virtuosi per la moda etica e sostenibile, integrando sia pratiche etiche che materiali sostenibili in tutto il ciclo di vita del prodotto, adottando standard elevati per le condizioni di lavoro, impegnandosi a ridurre l’impatto ambientale e utilizzando materiali riciclati. Inoltre, non va trascurata la promozione della consapevolezza del consumatore, incoraggiando uno stile di vita sostenibile, ed è qui che noi di Drip vorremmo contribuire, nel nostro piccolo, a fare grandi passi. La moda etica e sostenibile possono coesistere, anche all’interno di modelli di business che promuovono il benessere sociale e ambientale, e sono quelli che dobbiamo imparare a riconoscere e conoscere, per il bene nostro, del nostro pianeta e, perché no, del nostro portafoglio, acquistando meglio e meno spesso.
Teo 😛
Lascia un commento